Non c’era tempo per la contemplazione. Nel momento in cui la firma di Rohan adornò il modulo di consenso, i medici entrarono in azione, correndo a preparare una sala operatoria. Sembrava che fossero passati solo pochi secondi prima che tornassero a prepararlo per l’imminente intervento.
Mentre Rohan veniva trasportato rapidamente attraverso i labirintici corridoi dell’ospedale, la sua apprensione aumentava. Il ritmo frenetico con cui si muovevano nei corridoi affollati sottolineava la gravità della situazione. Gli astanti si fecero strada frettolosamente, liberando un percorso verso la sala operatoria.
La sala operatoria era una distesa spoglia e sterile, sotto il bagliore implacabile delle luci generali. Risuonava di mormorii sommessi e del tintinnio metallico degli strumenti chirurgici. Disteso sul lettino chirurgico, il volto di Rohan rispecchiava il suo tumulto interiore: un vortice di paura e ansia. Le solerti infermiere si affannavano intorno a lui, con movimenti efficienti ma cauti, mentre si preparavano a un intervento imprevedibile. Il freddo bruciore dell’antisettico sulla pelle accresceva la sua consapevolezza dell’incertezza imminente. Cercando una via di fuga da quel clamore inquietante, chiuse gli occhi e i suoi pensieri tornarono al ritmo rilassante della sua vita pastorale. E prima di rendersene conto, l’anestesia fece effetto e i suoi muscoli cominciarono a rilassarsi…