La receptionist del veterinario gli portò un caffè, esortandolo a mantenere la calma. Derrick annuì muto, sorseggiando il liquido amaro e costringendosi a rimanere in piedi. Il tempo strisciava. Arrivarono alcuni altri pazienti, i cui proprietari guardavano con curiosità l’aspetto sparuto di Derrick mentre camminava sulle piastrelle scrostate.
Alla fine, i corridoi si acquietarono, lasciando solo il ronzio delle luci generali e il persistente bip delle macchine da qualche parte dietro le porte chiuse. Derrick le fissò, immaginando il battito cardiaco affannoso di Rusty. Il cane ce l’avrebbe fatta? Il senso di colpa divampò nuovamente quando Derrick ricordò tutti i momenti in cui aveva dubitato del loro futuro insieme.