Appoggiò le mani tremanti sul tavolo, afferrandone il bordo per non farle tremare così violentemente. Il cuore le batteva forte mentre il silenzio si stringeva intorno a lei. Sola nella stanza, Kiara si sentiva completamente alla deriva. Le pareti sembravano avvicinarsi e il peso dell’ignoto la schiacciava. Si sentiva come una bambina persa in un labirinto, dove ogni svolta portava sempre più nella confusione e nella paura.
Dopo qualche minuto di agonia, la porta della sala interrogatori si aprì cigolando e un agente entrò. Era di mezza età, con un viso severo e occhi penetranti che sembravano studiare ogni movimento di Kiara. Si sedette di fronte a lei, con un fascicolo in mano, e non perse tempo per arrivare al punto. “Parliamo dell’anello”, disse senza mezzi termini.