Senza esitare, Samantha aveva raccolto il gattino tremante contro il suo petto, sentendo il fragile battito del suo cuore contro la sua pelle. Quella sera stessa lo chiamò Ginepro, un nome che in qualche modo racchiudeva in sé delicatezza e forza, le stesse cose che sperava di recuperare per sé in questa nuova, incerta vita.
Nei giorni successivi, Ginepro divenne il suo compagno costante. Era presente nei lunghi pomeriggi in cui la solitudine si faceva strada nelle sue ossa, nelle notti insonni in cui rabbia e tristezza si confondevano. Era l’ancora silenziosa di cui lei non sapeva di aver bisogno, finché non fu già avvolta nel suo cuore.