Il suo cane corse improvvisamente nella foresta e ciò che trovò gli fece gelare il sangue!

Lentamente abbassò la testa massiccia e la pelliccia ruvida del muso sfiorò la coscia di Wade. L’istinto gli disse di indietreggiare – dopotutto si trattava di un animale selvatico – ma la morbidezza di quel tocco fugace fu sorprendente. Milo rimase in silenzio ma visibilmente vigile, con la coda rigida, come se anche lui riconoscesse il dolore della creatura.

Il tempo sembrava assottigliarsi, ogni respiro era amplificato nei polmoni di Wade. Fissò i fianchi tremanti dell’alce, osservando la zampa ferita che luccicava scuramente sotto il debole bagliore della luna. Un conflitto infuriava dentro di lui: fuga o compassione, terrore o empatia. In quel momento, la sua empatia vinse.